I 10 modi peggiori per iniziare un romanzo

10 modi in cui è meglio non iniziare il proprio romanzo se si vuole attirare l’attenzione dei lettori. 


Normalmente ci si aspetta che un articolo inizi in maniera più graziosa, come ad esempio “10 consigli per scrivere un incipit vincente” o cose del genere. In questo blog tuttavia non ho intenzione di passare il mio tempo a dirvi cosa dovete fare. Preferisco darvi dei consigli su cosa è meglio non fare e vedere dove vi porta.

Sono recentemente incappata in un articolo molto interessante, in cui un autore raccontava delle sue esperienze con le case editrici. In particolare dei rifiuti che aveva ricevuto.

Apparentemente nessuno aveva superato le prime dieci righe del romanzo perché l’incipit era scritto così male che non perdevano tempo a proseguire. Cosa che qualunque lettore farebbe. Sia che pubblichiate con una casa editrice o in self, sia che vi limitiate a postare gratuitamente on line nessuno ha tempo (e soldi) da sprecare. Se volete l’attenzione del lettore dovete guadagnarvela da subito.

Sinceramente, il pensiero di quanto fosse importante l’inizio di un romanzo era nella mia testa un pensiero molto vago. Mi sono quindi messa a cercare qualcosa di più dettagliato al riguardo. Ho poi pensato che potesse essere un’idea carina riassumere tutto quello che ho trovato in un articolo per il blog, quindi bando alle ciance!


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Quali sono i dieci modi peggiori per iniziare un romanzo?

1- Il protagonista si sveglia

Questo punto prevede un’obiezione da subito. “Tutti iniziamo la giornata svegliandoci, perché non dovrebbe farlo il nostro protagonista?”. La risposta sta nella domanda stessa. Tutti iniziamo la giornata svegliandoci. È banale, ripetitivo, noioso. In uno degli articoli che ho letto, l’autore lo definiva “l’incubo dell’editore”.

A fare da corollario a questo punto ci sono una serie di dettagli in particolare che bisogna a tutti i costi evitare se proprio avete deciso che la vostra storia debba iniziare col risveglio del protagonista.

  • Il suono della sveglia, soprattutto se reso come onomatopea. DRIIIIIIIN DRIIIIIIN! TOC TOC di qualcuno alla porta. BLING delle notifiche del cellulare. Dimenticatevelo proprio.
  • Il classico inizio con un sogno. Soprattutto se quel sogno inizia normalmente e poi vira verso l’assurdo. Ci sono autori che hanno saputo utilizzare questo cliché in maniera egregia, ma nella maggior parte dei casi si finisce solo a creare confusione nella mente del lettore.
  • Frasi del calibro di “La colazione è pronta!”; “Sbrigati o farai tardi!”; “Sorgi e brilla dormiglione!” Non vi viene mal di testa solo a vederle elencate così?
  • Il protagonista che si sveglia perché sente il profumo della colazione.
  • Il protagonista che si sveglia, si alza, si guarda allo specchio e si prepara per uscire.
  • Il protagonista che si sveglia il primo giorno di qualcosa di nuovo o importante, come il primo giorno di scuola.

2- Lunghe descrizioni del tempo o del panorama

Le descrizioni sono fondamentali per creare atmosfera in una storia, ma non se sono lunghe due pagine e piazzate prima ancora di scoprire chi è il protagonista. Per quanto siano belle, per quanto siano il vostro punto forte, per quanto vi piaccia scriverne, non sono il modo migliore per catturare l’attenzione di un lettore.

E poi diciamocelo chiaramente: nella vita di tutti i giorni si parla del tempo quando non si sa di che altro parlare o si parla al telefono coi nonni. “Era una notte buia e tempestosa” ha fatto il suo tempo. Se volete, ho approfondito il discorso descrizioni qui.

3- Descrizioni troppo dettagliate del protagonista o del suo background

Come per il punto sopra, anche perdere troppo tempo a descrivere il protagonista o la sua sfortunata, tragica storia fino a quel punto (quando mai si è visto un protagonista senza sfighe?) rischia di annoiare il lettore. Qualche dettaglio ovviamente serve, ma nelle prime righe della vostra storia il vostro scopo unico è quello di incollare il lettore alle pagine, non farci sapere quanto lunghi e fluenti sono i capelli d’oro della protagonista. Per quello avete tutto il resto della storia.

Stessa cosa per quanto riguarda il background. Dite giusto quello che può servire a incuriosire chi legge e lasciate che il resto venga fuori man mano che la storia procede.

4- Descrizioni del pianeta/della città/del regno in cui si svolge la storia

Stiamo parlando di una storia o di una pagina di Wikipedia? Avrete tutto il tempo per le digressioni sulla politica, le classi sociali e la biodiversità di flora e fauna, ma a meno che non sia un dettaglio fondamentale per la storia, e con fondamentale intendo davvero imprescindibile, allora avrete tempo dopo per parlarne.

Se avete letto il libro del Trono di Spade allora sapete che lì le descrizioni delle famiglie nobiliari e dei loro rapporti non mancano mai, tranne che nelle prime pagine. Se ce l’ha fatta Martin potete farcela anche voi.

5- Il prologo

Leggere quanto in realtà sia sconsigliato inserire un prologo nella storia mi ha fatto storcere il naso. Io vivo per i prologhi, metterei prologhi ovunque. La verità però è che spesso i lettori li saltano a piè pari e si buttano sul primo capitolo.

In tal caso il consiglio che posso dare è: se proprio un prologo è necessario, che sia breve. Il prologo de “Il Furto dell’Estate” sono circa 300 parole e nessuno se ne è mai lamentato (Insomma, dovrò pur tirare l’acqua al mio mulino ogni tanto!) Tutt’altra cosa è trovarsi davanti un prologo lunghissimo e molto articolato.

6- Rivolgersi direttamente al lettore

Anche questa è una cosa che amo fare, ma non mi è mai e poi mai venuto in mente di farlo all’inizio di una storia. La rottura della quarta parete, iniziare un racconto tirando in mezzo direttamente il lettore, è una pessima idea. Volete che si interessi alla vostra storia, non a voi.

Anche i disclaimer sono da evitare. “Questo racconto è tratto da una storia vera”; “Ciò che vi racconterò è accaduto veramente”. E a me che ne frega? Fammi leggere la storia per cui sono qui!

7- Frasi esagerate per attirare l’attenzione

Tutti i manuali che cercano di insegnarti come scrivere dicono che l’incipit di una storia deve catturare l’attenzione del lettore, fargli desiderare di leggere tutto il libro e anche i successivi, se ce ne sono. Questo spesso spinge gli autori a esagerare un po’.

“Quando mi svegliai quella mattina non avevo idea che mia sorella si sarebbe trasformata in un mostro orribile e avrebbe ucciso tutti.”

Pensate che sia una frase originale? Che catturi l’attenzione? Secondo l’editore che l’ha usata come esempio è semplicemente il grido disperato di una persona in cerca di attenzione. L’inizio di una storia deve essere accattivante ma credibile, esagerare troppo nelle prime righe ha spesso l’effetto opposto di quello sperato.

8- Elementi incomprensibili per il lettore

Scambi di battute senza che si capisca chi parla; terminologia tipica della vostra storia che non è ancora stata spiegata; dialoghi tra personaggi non ben definiti su questioni di cui non si può (per ovvie ragioni) sapere nulla; un interminabile monologo di qualcuno che non è stato ancora presentato. Il lettore ne esce confuso, non intrigato o incuriosito. Quindi interrompe la lettura e la vostra avventura insieme finisce lì.

9- Con un sommario riassunto

Anche se non siete dei fan accaniti avrete sicuramente presente il celeberrimo inizio di Star Wars. “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…” e poi ogni capitolo ha il suo riassunto di eventi che servono a dare un’infarinatura generale allo spettatore prima di buttarlo a capofitto nel film.

Sulla falsa riga di Star Wars non solo film, ma anche libri hanno un riassunto all’inizio. E così come tante altre scene è ormai diventato un cliché banale che uccide l’attenzione del lettore piuttosto che risvegliarla.

A differenza degli altri punti, però, qui è necessario precisare: sebbene sia assolutamente il caso di evitare un sommario all’inizio del primo libro di una serie o di un libro singolo (sì, indipendentemente da quante cose pensate che i lettori debbano sapere!) è invece accettabile farlo per i volumi successivi di una serie, specie se è passato tanto tempo dall’uscita del volume precedente.

10- Su un mezzo di trasporto

Aeroporti. Treni. Macchine. Dirigibili. Sottomarini. Moto. Biciclette. Pedalò.

Sento già il sangue che sale al cervello di alcuni di voi. Come sarebbe a dire che non va bene? Un viaggio è un’avventura! Emozioni! L’incertezza del futuro!

Certo, e sicuramente almeno un 50% di noi viaggiando ha avuto una qualche idea per una storia. I viaggi stimolano, risvegliano emozioni e sentimenti sopiti, ma il loro vero problema da un punto di vista narrativo è che i mezzi di trasporto sono luoghi precari.

La stessa cosa vale per aeroporti, stazioni, aree di sosta in autostrada. Ci si può ambientare una storia intera. Il viaggio può essere la storia stessa, che c’è di male? Ma è buona norma che la storia inizi in maniera più stabile. A casa prima della partenza, ad esempio, o attendendo il ritorno di qualcuno. In generale da quello che ho estrapolato dalle mie ricerche gli editori storcono il naso davanti a romanzi che iniziano sulla strada, ma come ogni punto anche questo è aperto all’interpretazione personale!


Ora che ho smontato tutto quello che avete scritto fino ad ora (Cioè, seriamente, non so voi ma a stare a leggere tutti questi articoli ho scoperto che TUTTO quello che ho fatto finora non va bene!) vi lascio con una conclusione per risollevarvi il morale.

Un messaggio interessante che ho trovato invece in quasi tutti gli articoli che ho letto è il seguente: una volta che conosci le regole puoi piegarle a tuo piacere.

Cosa vuol dire? Vuol dire che l’elenco che ho fatto qui sopra è certo utile da conoscere, vogliamo sapere cosa viene considerato “il fondo del barile” dal punto di vista letterario, ma questo non vuol dire che dobbiamo evitare tutto quello che ho scritto come la peste.

Le informazioni che trovate in questo articolo vogliono più che altro spronarvi a ragionare. Se questi dieci punti sono considerati un grandissimo no, come possiamo fare per renderli invece un grandissimo sì?

Come ho detto sopra, la bellezza dei cliché sta nel saperli utilizzare in modo che risultino freschi e non stantii. Non credo vadano evitati a tutti i costi (anche perché a quel punto cosa resterebbe da scrivere? Libri di cucina?) ma che vadano presi con le pinze e adattati di volta in volta in maniera tale che il lettore non si renda neanche conto che quello che sta leggendo è considerato un cliché.

Se ci pensate bene, tutti i punti che vi ho elencato sono stati usati da almeno un autore famoso da qualche parte nel mondo. Ma allora come mai vi ho detto che vengono considerati come la morte di una storia? Evidentemente perché quegli autori hanno saputo rendere quei cliché a loro modo accattivanti, e se ce l’hanno fatta loro nessuno può dire che non possiate farcela anche voi.


Spero che l’articolo vi possa essere d’aiuto! Ora è il momento di confessarvi: quanti di questi punti avete utilizzato all’inizio delle vostre storie? Cosa ne pensate? Sono davvero così terribili per voi? Fatemelo sapere con un commento!

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3 pensieri riguardo “I 10 modi peggiori per iniziare un romanzo

  1. Bellissimo articolo! Sono contenta di non rientrare nei punti (a parte piccole disgressioni) e comunque sono d’accordo con te su come vengono usati questi “luoghi comuni”. Ho dei piccoli dubbi (di natura personale) su alcuni passi per cui l’editore cestinerebbe un libro: ad esempio “non avrei mai immaginato che mia sorella si sarebbe trasformata in un mostro ecc.) Io leggerei subito il seguito (AHAHAH!) poi magari se trovo che la storia sia banale la lascerei perdere, ma decisamente un tipo di inizio a questo modo non mi farebbe chiudere il libro a priori.
    Molto interessante l’inizio “stabile”, non ci avevo mai pensato, la mia storia inizia nel traffico di una città per l’appunto, per fortuna sono fissata con i prologhi corti e il mio dura tipo mezza pagina XD

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    1. Alla fine, come dico in conclusione, l’importante non è non cadere mai nella trappola del cliché, ma farlo consapevolmente e con stile! Quello fa la differenza e rende anche il più noioso dei luoghi comuni interessante.
      Per quanto riguarda la storia della sorella del protagonista che si trasforma in un mostro… non solo la leggerei, ma la scriverei anche, a chi voglio darla a bere XD

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