Come scrivere una storia Steampunk

Una breve guida al genere steampunk e alle sue principali manifestazioni, partendo dalle basi e arrivando ai consigli di lettura.


Chiunque abbia bazzicato per librerie abbastanza a lungo da non soffermarsi più ai libri proposti al momento o si sia aggirato con curiosità alle fiere del fumetto in Italia e nel mondo sicuramente ha già sentito almeno una volta il termine steampunk.

Ma che cos’è davvero lo steampunk?

Iniziamo con lo sfatare un mito portato alla luce dai più superficiali tra noi: lo steampunk non è un semplice stile di abbigliamento.

Certo, i cosplayer lo adorano, e spesso coloro che indossano abiti vittoriani decorati da ingranaggi non si definiscono neanche cosplayer, ma steampunkers o steampunkettes nel caso delle signore (termine carinissimo che fino a questa mattina non conoscevo neanche io!), tanto sono appassionati a quel particolare stile, che ormai è una vera e propria sottocultura. Tuttavia le fondamenta di tutto questo non stanno nella creatività delle singole persone, bensì nella letteratura.

Ebbene sì. Lo steampunk nasce nel lontano 1987, quando un tal K. W. Jeter inventò il termine per identificare un genere di romanzi che fino a quel momento non aveva nome e veniva genericamente catalogato come fantascientifico, o a volte fantastico.

Secondo Jeter il termine andava ad indicare “quell’insieme di tecnicismi creati per arricchire epoche storiche estemporanee dando loro una visione diversa”. Il termine, nel dettaglio, deriva dall’unione della parola “steam”, che vuol dire letteralmente vapore (la fonte energetica tipica della rivoluzione industriale) e “punk”, e viene spesso indicato con la definizione: “come sarebbe il passato se il futuro fosse accaduto prima”.

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Notoriamente lo steampunk è ambientato nell’Inghilterra dell’epoca vittoriana. Quelli un po’ più studiati tra voi sapranno cosa rappresenta l’epoca vittoriana per gli inglesi: ottimismo nei confronti della tecnologia, avere un piede nel futuro e un altro nel passato, la scienza che faceva passi da gigante di giorno in giorno. E in più, che non guasta mai, la moda vittoriana è tra quelle che più solleticano l’immaginario collettivo. Un bel mix, non vi pare?

Ora che vi ho dato qualche dato, passiamo agli esempi più concreti. Non temete, entro la fine dell’articolo vi fornirò un elenco di titoli per approfondire questo bellissimo genere mentre incollate ingranaggi sul vostro cappello a cilindro!

Innanzitutto lo steampunk è un genere che va ad appoggiarsi alla fantascienza. Una sua branca, se così vogliamo dire, perché appunto si focalizza sull’inserire nell’epoca vittoriana tecnologia che all’epoca non esistente.

Questa tecnologia può essere negli oggetti (fucili al plasma, computer, androidi alimentati a vapore); nelle fonti di energia (al carbone viene spesso affiancata l’elettricità generata da fonti insolite); nei mezzi di trasporto (treni superveloci, sottomarini in grado di fare il giro del mondo in ottanta giorni, dirigibili che attraversano l’atlantico in poche ore); e chi più ne ha più ne metta.

Una delle cose che più amo dello steampunk, infatti, è che non ci sono limiti. Se puoi immaginarlo e puoi giustificare il suo funzionamento in modo approssimativamente scientifico, allora puoi inserirlo, e andrà bene.

Ma queste sono le tematiche principali, dettagli che avreste potuto trovare anche su Wik***dia. Andiamo a sviscerarlo un po’ di più.

Altre tematiche che lo steampunk accarezza ma che molti tendono a mettere da parte sono: il fascino per l’esotico (L’Inghilterra vittoriana era l’Inghilterra delle colonie!); il binomio uomo-macchina (quante parti del mio corpo posso sostituire con protesi e ingranaggi restando comunque umano? Posso creare la vita dal nulla e considerarla vita, o il robot che ho davanti resta comunque una macchina? Fino a che punto posso spingere il progresso?); il fascino per il progresso; l’emancipazione femminile (l’epoca vittoriana era fortemente sessista, fortunatamente spesso lo steampunk si lascia questo tratto alle spalle); la musica in particolare, e tutto ciò che riguardava i salotti della borghesia in generale.

Un altro dettaglio che spesso e volentieri caratterizza lo steampunk, anche se lo avvicina più al genere fantastico o gotico, è la presenza di creature del folklore popolare o della letteratura. Vampiri, lupi mannari, fate, folletti, animali creati ad hoc per la storia, nulla è fuori posto in un romanzo steampunk. Anche in questo caso, l’inventiva può correre libera.

Dodo e leocorni camminano ancora su questa terra? Va benissimo! La voliera del re è piena di uccellini meccanici che cantano su richiesta? Altrettanto! Il protagonista usa la sua spara-paletti di frassino potenziata per andare a caccia di vampiri? Magnifico!

Come ho già detto, finché l’ambientazione amalgama tutto insieme e le cose sono ben ponderate e sensate questo genere non mette alcuna limitazione che non sia la mente dell’autore.


Parliamo dell’ambientazione.

Epoca vittoriana, lo abbiamo già detto almeno tre volte. Ma l’occhio più attento dirà, a questo punto: “Però l’epoca vittoriana c’è stata solo in Inghilterra! E se volessi ambientare il mio romanzo in Italia? O nell’antico Egitto? Nel paleolitico? Nel futuro? In un universo fantastico con elfi, nani e gnomi?”

Ed ecco subito la risposta.

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Tecnicamente, lo steampunk nel senso tradizionale del termine è ambientato solo in Inghilterra, e nonostante offra così tante possibilità è solitamente piuttosto contenuto. Questo genere, però, è pieno di talmente tanti sottogeneri che può arrivare ad accontentare i gusti di tutti. Vediamone un po’ insieme!

Steampunk Western (se volete cowboy e ambientazioni da far-west, questo fa per voi); Sandal-punk (civiltà greco-romana e sviluppo tecnologico, un binomio interessante); Steamfantasy (steampunk e fantasy. Date un fucile a neutrini a quell’elfo!); il Retro-futurismo (storie che hanno luogo nel futuro, con tecnologie sviluppate ma ambientazioni più tipiche del passato); Aviatorpunk (ambientato in Italia nel periodo della guerra. Giacche di pelle e caschi da pilota invece di corsetti e sottogonne e andiamo!).

Il Cyberpunk, in caso vi venisse il dubbio, è invece un genere a sé stante, e magari ne parleremo in un altro articolo. L’ho nominato solo per mettere in chiaro che non appartiene alla lista dei sottogeneri, ma ha una vita tutta sua!

Detto questo, spero che teniate presente che nessuno vi insegue con un fucile elettrico perché vi poniate delle barriere simili!

Cosa è davvero importante in un romanzo steampunk?

Poche cose, ma buone.

In primo luogo, l’accuratezza storica. Scegliete un periodo, quello che più vi è congeniale, e attenetevi il più possibile a ciò che sappiamo di quell’epoca. Nell’Inghilterra vittoriana non usavano i sesterzi come monete, non fumavano cannabis, non si salutavano dicendo “bella zio!” e non ballavano la macarena.

In secondo luogo, la logica. Inventate. Inventate sempre, inventate tutto, ma usate la logica. Il protagonista può avere uno zaino a propulsione, ma dovete essere pronti a spiegare come funziona. Lo scienziato può aver riportato in vita un tirannosauro, ma dovete spiegare il processo. Questo vuol dire che anche a livello puramente ipotetico, dietro un romanzo steampunk c’è sempre una grande mole di studio.

In terzo luogo, i personaggi. Volete che un nativo americano, un giapponese e un africano entrino in un bar londinese? Potete farlo. Ma come ci sono arrivati lì? A quali pregiudizi dovranno andare incontro? Non dimenticate che la liberalità dei giorni nostri appartiene ai giorni nostri. Le regole sociali dell’epoca per quanto antidiluviane ai nostri occhi sono parte integrante di un’epoca, e come tale vanno prese in esame e, se vogliamo liberarcene, anche quello deve essere giustificato in maniera filologica al resto della storia.

Ricordate sempre che il trucco dietro allo steampunk sta nel farlo sembrare vero.

Per finire, i consigli di lettura!

Di seguito vi elencherò un po’ di opere che hanno gettato le basi di questo genere che tanto incuriosisce il pubblico.

Faccio solo una piccola premessa: se avete le capacità per leggere testi in lingua originale, la vostra scelta si amplia a dismisura. Tantissimi testi che ho reperito a Londra non sono mai stati tradotti, cercherò comunque di consigliarvi al meglio!

  • Jules Verne. I più noti sono senza dubbio “Ventimila leghe sotto i mari”; “Viaggio al centro della terra”; “Dalla terra alla luna”. Ma il mio consiglio è di recuperare un’antologia e leggere tutto, perché inserisce spunti interessanti in ogni sua opera.
  • Mark Twain. “Un americano alla corte di Re Artù”
  • Arthur Conan Doyle. “Il mondo perduto”
  • H. G. Wells. È grazie alle sue opere che è stato necessario coniare il termine steampunk. “La macchina del tempo”; “L’uomo invisibile”; “La guerra dei mondi”
  • H. Rider Haggard. “Le miniere di re Salomone”

Titoli più recenti, invece, i seguenti:

  • K. W. Jeter. “La notte dei Morlock”
  • Paul di Filippo. “Steampunk”
  • Philip Pullman. “Queste oscure materie”
  • Philip Reeve. “Macchine Mortali”
  • Scott Westerfield. “Leviathan”; “Behemoth”; “Goliath”

Ovviamente questi sono solo alcuni dei tanti testi reperibili. Se volete altri titoli, se siete interessati a saperne di più, se vi ho lasciato con dei dubbi o delle perplessità, o se volete discutere ulteriormente dell’argomento lasciate pure un commento o contattatemi via mail, trovate l’indirizzo nei contatti!


Anche per questa volta l’articolo si conclude qui, spero di avervi aiutato a fare luce su questo genere che tanto mi ha appassionata da quando l’ho scoperto (a una fiera del fumetto, tra l’altro!) e che il contenuto dell’articolo vi torni utile!

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5 pensieri riguardo “Come scrivere una storia Steampunk

    1. Ciao Eleonora! Se leggi attentamente vedrai che spiego come il termine nasca nel 1987, e finalmente un genere che fino ad allora non aveva nome viene così identificato. I romanzi c’erano già, quello che mancava era una “catalogazione” della loro identità!

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