Narratologia: cos’è e come ci aiuta nella scrittura

Solo uno studio teorico o anche un’applicazione pratica? Che cos’è la narratologia? Perché dovremmo studiarla se vogliamo migliorare nella scrittura? Scopriamolo insieme in questo nuovo articolo!


Rieccoci insieme, follower di questo blog, per parlare di una tematica che, sarò sincera, non pensavo avrei mai dovuto trattare.

E perché, mi direte, non pensavo di doverlo fare? Semplice: perché la narratologia è l’argomento di questo blog dal primo articolo che ho scritto, ormai quasi otto anni fa. Ho però commesso l’errore di pensare che fosse una conoscenza comune per tutti, quando invece il termine in sé non è molto noto e quindi spesso lascia i lettori o gli ascoltatori perplessi.

Quindi senza indugio alziamo la nebbia su questo concetto e sui suoi usi e andiamo insieme a scoprire cos’è questa misteriosa narratologia e perché, se volete fare gli scrittori, soprattutto se mirate al fare della scrittura creativa una professione, dovreste conoscerla.


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Cos’è la narratologia?

Con il termine narratologia si intende uno studio teorico delle tecniche di narrazione e delle strutture narrative. Con questo termine indichiamo, quindi, una serie di studi volti ad analizzare il modo in cui le storie vengono raccontate, le tecniche narrative, le strutture, la creazione e la resa dei personaggi, le descrizioni, i punti di vista e i temi.

Chi tra noi ha ancora qualche reminiscenza delle scuole medie ricorderà quando ci veniva chiesto di analizzare un brano, parlare di fabula e intreccio, inizio in medias res e voci narranti. Ecco, quelle sono tutte le basi di narratologia che il nostro sistema scolastico ci fornisce. Quindi in realtà tutti abbiamo studiato almeno qualche briciola di narratologia, solo che non sapevamo che lo stavamo facendo.

Quando nasce la narratologia?

Se state pensando che sia una qualche diavoleria recente, vi sbagliate. Il primo a studiare la struttura narrativa fu infatti Aristotele, nel IV secolo A.C., con l’opera “Poetica” nella quale studia e analizza la struttura della tragedia. Introduce così i concetti di mythos (la trama) ethos (il personaggio) e dell’azione drammatica.

Come per tutto quello che facevano i greci, ecco che nel rinascimento gli studi di Aristotele vengono approfonditi, questa volta avvicinandoli allo studio della poetica e della retorica.

Non arriveremo al concetto di narratologia moderna fino al XX secolo, il termine stesso non viene coniato fino al 1972, ma come potete vedere il desiderio e la curiosità di studiare e quindi anche catalogare le strutture narrative è sempre stato insito nella mente di filosofi e autori, i quali ovviamente rivolgevano la loro attenzione alle forme di narrativa che andavano per la maggiore ai loro tempi.

Come ci aiuta la narratologia?

Quello che fa la narratologia, in breve, è spiegarci come si struttura una storia, e quindi come fare se vogliamo scrivere qualcosa.

Per fare un esempio concreto. Ci viene un’idea e decidiamo di scrivere un romanzo. Quali caratteristiche definiscono quello che conosciamo come romanzo? Ce lo dice la narratologia. Decidiamo che il nostro sarà un romanzo giallo. Chi di dice quali sono le caratteristiche che definiscono un romanzo giallo? La narratologia. Ci sono molti modi in cui potremmo strutturare questo romanzo giallo. Chi ha codificato le strutture narrative? Sempre lei, la narratologia. E il modo di creare e classificare i personaggi? Sempre frutto della narratologia. Il concetto di trope? Narratologia. Le tecniche narrative che possiamo scegliere di usare? Ebbene sì, sempre lei.

Studiare la narratologia ci permette quindi di acquisire un’impalcatura di competenze che ci permetteranno di lavorare al nostro romanzo con cognizione di causa (e a volte anche di salvarci dal blocco dello scrittore) e che ci spiegheranno come strutturare il romanzo in base alle caratteristiche che vogliamo dargli.

Studiare la narratologia o andare a braccio?

Un aspetto che ho notato, mio malgrado, è che tra gli scrittori emergenti italiani va per la maggiore il concetto del “voglio raccontare una storia e lo faccio, tutti questi orpelli narrativi non mi servono” e devo dire che, tristemente, questo emerge dalle opere di molte persone, le quali scrivono di getto e pubblicano storie senza capo né coda, perché ovviamente è più facile così che dedicarsi allo studio di una disciplina prima di metterla in pratica.

A paragone, in America, dove ci sono veri e propri corsi di laurea in narratologia (se vi siete mai chiesti cos’è che studiano quelli che negli Stati Uniti dicono di essersi iscritti a un corso di laurea per diventare scrittori, ecco la vostra risposta), il mercato della letteratura, anche quella del self publishing, è molto più florido e meno stigmatizzato perché, appunto, chi si impegna a scrivere un libro ha studiato prima come fare. Inoltre si parla di un argomento sul quale c’è abbastanza da dire che è necessario un corso di laurea, non spizzichi e mozzichi, come si suol dire.

A nostra discolpa c’è da dire che questo è un argomento ancora talmente di nicchia che molta gente non sa neanche che ci sia la possibilità di studiare prima e mettersi a scrivere dopo, ma se ascoltate le interviste di autori pubblicati da grandi case editrici o comunque autori italiani di successo, otto su dieci dicono chiaramente di aver effettuato prima degli studi di base, o di aver frequentato dei corsi, grazie ai quali hanno capito come strutturare il loro romanzo in modo che fosse un romanzo di successo, e non si riferiscono alle ricerche fatte per decidere dove ambientare la storia, ma proprio a studi su come scrivere un libro.

E gli altri due su dieci, mi chiederete? Il talento è sempre una variante da tenere in conto, così come le capacità degli editor di alcune case editrici e le competenze di marketing degli addetti al settore. Non sempre l’effettiva competenza di un autore garantisce una pubblicazione di successo, ma sapere cosa stiamo facendo aumenta di molto le nostre possibilità di avere successo.

Se pensate di avere talento, fermatevi un attimo e chiedetevi quanto meglio potreste sfruttarlo studiando per approfondire il settore in cui vi sentite così dotati. Se persino gli sportivi, il cui compito è quello di avere successo praticando lo sport, si soffermano sempre a studiare il funzionamento del corpo umano per massimizzare le loro possibilità di vittoria, perché noi, avendone i mezzi, dovremmo voler essere da meno?

E leggere tanto? Beh, quello di certo ci mette in una posizione di vantaggio rispetto a chi non lo fa, ma se alla lettura affianchiamo le competenze critiche che ci fornisce la narratologia, allora abbiamo tra le mani lo strumento per il successo.

Esempi di concetti di narratologia

Come ho accennato all’inizio, tutto questo blog si basa interamente sul riportare concetti di narratologia. Ecco a voi alcuni esempi:

E se volete l’elenco completo degli articoli pubblicati finora, lo trovate cliccando qui.

Dove studiare la narratologia?

Per concludere, ecco alcuni consigli se volete approfondire lo studio per conto vostro:

  • Corsi di scrittura (a pagamento) delle grandi scuole. Assolutamente diffidate dei freelancer grandi guru che vendono i loro “libri” o “corsi” a poco prezzo promuovendoli sui social.
  • Libri pubblicati da studiosi di narratologia.
  • Articoli online, come quelli che trovate su questo blog.
  • Dispense gratuite che i docenti americani mettono a disposizione per chi vuole studiare (ovviamente se sapete leggere in inglese).
  • Podcast (magari non saranno completi o esaustivi ma almeno sono gratuiti).
  • Eventi e incontri con scrittori in librerie o biblioteche pubbliche.

Come vedete ci sono mezzi per tutte le tasche e per tutte le disponibilità di tempo o di mezzi.


Arrivati alla fine, vi chiedo se avete trovato questo articolo di vostro interesse, se avete imparato qualcosa di nuovo o se sapevate già di cosa stavamo parlando, ma soprattutto mi piacerebbe sapere se sono riuscita a convincervi, almeno un po’, ad avvicinarvi allo studio della narratologia.

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