Cos’è la struttura in tre atti?

Spesso nell’ambito della scrittura si sente parlare della famosa “struttura in tre atti”, ma cos’è esattamente? E come può essere d’aiuto a chi si approccia alla scrittura di un romanzo? Scopriamolo insieme!


Se ormai bazzicate questo blog da un po’, saprete bene che sono sempre stata una sostenitrice della teoria che le uniche regole che servono a uno scrittore sono quelle grammaticali.

Tuttavia io stessa riconosco che nelle “regole” che vengono imposte spesso si può trovare qualche spunto interessante, o quantomeno che possono aiutare a sbloccarsi quando ci si ritrova impantanati in un momento cruciale del mestiere dello scrittore.


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La struttura in tre atti è uno di quegli argomenti codificati a puntino di cui spesso si sente parlare. Ho pensato quindi di approfondire l’argomento anche solo per illustrarlo a chi non lo ha mai sentito.

A cosa serve la struttura in tre atti?

La struttura in tre atti serve a dare, perdonate la ripetizione, struttura a una storia. Essa infatti indica una scaletta da seguire per creare l’impalcatura fondamentale affinché gli eventi si succedano in modo ottimale.

Quando non sapete come imbastire il susseguirsi degli eventi perché si incastrino insieme al meglio o quando avete per le mani tanti elementi e non sapete a che punto della storia inserirli per dargli il risalto che meritano, ecco che questa struttura viene in vostro soccorso.

Cos’è la struttura in tre atti?

La struttura in tre atti è un modello codificato che divide la storia in tre parti (o atti, appunto) e che è stato pensato per la prima volta, udite udite, nel quarto secolo dopo Cristo.

Questo modello prevede di dividere lo svolgimento della storia in tre atti, ognuno di essi diviso a sua volta in più parti, e seguendolo si dovrebbe poter ottenere la perfetta struttura per una storia.

Ho notato che molte persone fanno questa divisione in automatico, perché di base è quella a cui siamo stati esposti da sempre, sia nei libri che nei film, ma nell’approfondirla un pochino non può esserci nulla di male. Quindi lanciamoci nell’esame di questa struttura nel dettaglio!


Atto 1: L’inizio

Il primo atto è il più breve dei tre. Esso ci presenta la situazione iniziale e ci accompagna fino al primo stravolgimento, quello che poi darà inizio agli avvenimenti della storia.

L’inizio si divide in tre parti.

  1. Presentazione. Qui si parla delle primissime righe della storia. Sta all’autore decidere se iniziare descrivendo lo status quo (la quotidianità del protagonista) o se lanciarsi in un inizio in medias res (nel centro dell’azione), ma in ogni caso questo primo punto si usa per presentare il protagonista e la sua realtà.
  2. Avvenimento iniziale. Quello che i nostri amici inglesi chiamano inciting incident. Ossia l’avvenimento che scombussola l’equilibrio presentato all’inizio della storia.
  3. La decisione di agire. Come reazione al punto precedente, il protagonista decide di fare qualcosa. Si mette in viaggio, si da alla fuga, giura vendetta, si mette in testa di conquistare la bella di turno. In sostanza, compie il primo passo verso quella che sarà la sua avventura.

Atto 2: Lo svolgimento

Il secondo è l’atto più corposo tra i tre. Esso infatti racchiude tutti gli avvenimenti della storia che porteranno al conflitto finale.

Lo si può dividere in due parti.

  1. Gli intrecci delle trame. La trama principale e tutte le sottotrame si estendono e sviluppano, intrecciandosi e rivelando informazioni utili affinché si possa arrivare al punto successivo.
  2. Il fallimento totale. Qualcosa va storto e il protagonista si trova davanti alla disfatta totale. La speranza sembra persa, pare impossibile proseguire, gli ostacoli diventano all’apparenza insuperabili e il protagonista è costretto a fermarsi e fare uno o più passi indietro.

Atto 3: La conclusione

Il terzo è l’atto conclusivo. Da regola, bisognerebbe tenerlo corto. Non quanto il primo atto ma sicuramente più breve del secondo. Questo è il momento in cui tutti i nodi vengono al pettine e si sbroglia la matassa. Tutta, se la storia è autoconclusiva, o solo una parte se si ha in mente un seguito.

Questo si divide in quattro parti.

  1. Reazione. Avevamo lasciato il nostro povero protagonista nel pentolone della sconfitta, ma non può restare lì per sempre. Deve riprendersi, riguadagnare fiducia e motivazione e rimettersi in carreggiata.
  2. Rinascita. Eccolo qui, pieno di nuove forze e soprattutto con un nuovo piano, pronto a ritentare dove ha fallito e a farsi valere dove prima non è riuscito. Un nuovo scontro è alle porte, sia esso fisico o mentale e questa volta tutto può succedere.
  3. Vittoria. Può essere la totale, schiacciante vittoria del bene contro il male, oppure una vittoria agrodolce, ma se siamo davanti alla fine della storia e non ci saranno altri volumi dopo questo è il momento in cui il protagonista ottiene tutto o almeno una parte di ciò che desiderava quando si è messo in azione all’inizio della storia.
  4. Nuovo status quo. Ora che la battaglia è stata vinta, il cattivo sconfitto, la fanciulla conquistata, il regno salvato, il sogno realizzato, qual è la nuova realtà del protagonista? Questo è il vero e proprio finale della storia, può essere un epilogo o seguire direttamente il punto precedente, può essere ambientato subito dopo o lasciar passare del tempo, non importa. L’importante è che al lettore venga presentata quella che da quel momento in poi sarà la nuova vita del protagonista, e se dovesse restare un finale aperto ben venga!

Bene, questa è la struttura in tre atti in tutta la sua magnificenza, con tutti i suoi paletti e istruzioni per l’uso. Ovviamente ci sono infiniti modi per piegarla alle esigenze di ognuno e per ottimizzarla ancora di più. Ma lasciate che risponda al volo a un’ultima domanda.

In caso di una saga come funziona?

In caso di un libro autoconclusivo è facile, basta applicare questa struttura alla storia ed ecco fatto. Quando si parla di una saga di libri, però, c’è un passo in più da fare se le storie sono tutte collegate tra loro.

In quel caso infatti la struttura a tre atti va applicata prima a ogni singolo libro e poi anche alla trama generale. Quindi si avrà una struttura a tre atti per la trama di ogni volume e una più complessa che avvolge tutti gli avvenimenti dei due (o tre, o cinque, o dieci) libri che avete in programma di scrivere. I passi da seguire restano gli stessi, a cambiare è solo la scala in cui vengono gestiti.


Con questo siamo proprio arrivati alla fine!

Spero di essere riuscita a semplificare il più possibile questo argomento così complesso e spero che questa guida potrà essere utile a qualcuno, anche solo per farsi un’idea di quante cose possono stare dietro alla creazione di un libro quando il semplice colpo di genio non basta per venire in soccorso dell’autore (e a volte anche in quel caso!).

Se fosse necessario, ormai lo sapete, resto a disposizione per chiarire i vostri dubbi, rispondere le vostre domande e dissolvere le vostre incertezze, quindi non abbiate paura di farvi avanti se pensate di averne bisogno, qui, sui contatti del sito o direttamente su Facebook o Instagram!


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