Recensione del tutto atipica e innecessariamente (forse) ironica su le Cronache del ghiaccio e del fuoco, scritta di getto ma editata senza pietà. Leggete a vostro rischio! (Contiene spoiler).
Per essere chiari prima di iniziare: questa è una recensione ironica, anche più delle altre che ho fatto finora. Se non siete in grado di farvi una risata chiudete subito e non pensateci più.
C’era una volta, in un regno molto lontano una povera, innocente giovincella che si aggirava per l’internet cercando qualcosa da fare. Fu allora che le capitò in streaming la prima puntata di una serie tv appena uscita e già molto chiacchierata: Il trono di spade.
Affascinata dal volo di Bran giù dalla torre, la fanciulla decise che quello era un libro che valeva la pena leggere, quindi abbandonò la serie tv con l’intento di recuperarla una volta conclusa la versione cartacea.
Non sapeva, però, quanto si stesse sbagliando.
*Inserire qui “The rains of Castamere“*

Per chi non lo sapesse, il primo volume delle Cronache (sì, il nome della serie di libri è “Cronache del ghiaccio e del fuoco“, “Il trono di spade”, “A Game of Thrones” è solo il titolo del primo volume) è uscito nel 1996. Avevo sei anni, alcuni di voi non erano ancora nati e l’autore aveva iniziato a scrivere la storia nel 1991.
Completamente sparito dalla maggior parte delle librerie prima dell’uscita della serie tv, ora lo trovate anche dove non dovrebbe essere, come ad esempio tra i calzini in un negozio di abbigliamento (sì, è successo davvero, no, non fate domande).
Il mio rapporto di amore-odio con questa storia nasce quindi nel 2011, riesco a vivere in diretta l’uscita dell’ultimo volume pubblicato, “A Dance with Dragons“, lo leggo in inglese per non dover aspettare la pubblicazione italiana e… fine. Basta. Stop. Da allora sono qui che aspetto di scoprire come andrà avanti.
Precisazione fondamentale per chi ha visto solo la serie tv: noi che leggiamo i libri siamo fermi a quando Jon viene pugnalato alla Barriera e non si sa se sia vivo o morto. Seguire la serie tv da quel punto in poi è abbastanza inutile perché al punto in cui siamo ci sono personaggi in luoghi completamente diversi da quelli in cui sono nella serie tv. Il Mastino è morto e sepolto. La madre di Sansa è risorta. Brienne sta per uccidere Jamie. Insomma, sembra quasi un’altra storia.
Ma siamo qui per parlare del libro, quindi facciamolo.
Partorite dalla mente del tal George R. R. Martin, le “Cronache del ghiaccio e del fuoco” (titolo super spoiler per quello che riguarda Jon e Daenerys, se chiedete a me), sono ambientate a Westeros, un continente che ha la curiosa forma dell’Irlanda a testa in giù.
A Westeros ci sono Sette Regni, ognuno governato da una famiglia, che fanno tutte capo al re, il caro vecchio Robert Baratheon, che poteva tenersi i pantaloni addosso più spesso e scegliersi una moglie migliore (non che non ci abbia provato).
All’inizio della narrazione questi Sette Regni sono pressoché pacifici, ma tutto cambia con la morte del re e di Sean Bean (Ned Stark). Da lì in poi la storia prosegue in un’escalation di violenza, drammi e morti che in confronto Beautiful si leva il cappello e se ne va, sconfitto su tutta la linea, promiscuità inclusa.
Dai primi capitoli la storia non sembra neanche un fantasy, ma un romanzo storico ambientato in un luogo di fantasia. Anche procedendo con la lettura, l’elemento fantastico non diventa mai preponderante, anzi, è proprio il crudo realismo uno dei punti di forza della storia stessa. Certo, ci sono Metalupi, Estranei, draghi e magia, ma sempre con un forte legame a quella che era la vita di tutti i giorni nell’epoca scelta da Martin.
Anche lo stile, a mio parere, gioca a favore della storia, perché anche nelle descrizioni più attente non diventa mai pesante. Insomma, possiamo dire che il signor George ha davvero per le mani una storia con mazzi e contromazzi… o meglio la avrebbe se si degnasse di scriverla.
Ma andiamo avanti, mi sono ripromessa di tenere gli insulti alla fine.
Una cosa che a me piace molto di questa storia è il modo in cui ogni capitolo sia scritto dal punto di vista di un singolo personaggio. Niente “POV” a metà capitolo, niente salti temporali, niente punti di vista confusi. Ogni personaggio porta avanti la sua storia e di volta in volta si intrecciano o separano seguendo il corso degli eventi.
Lato positivo quando stai leggendo di un personaggio che ti piace, fucilata quando arrivano i capitoli di quei personaggi come Catelyn Stark o Sansa. Per fortuna, però, sono ben alternati. Parliamo quindi un po’ di loro!
I personaggi
Eddard Stark: Uno dei pochi personaggi decenti. Doveva morire o Westeros avrebbe avuto gran poco spazio per andare in malora così velocemente.
Rob Stark: Come l’uomo da cui ha preso il nome, tanto valoroso in battaglia quanto rimbecillito davanti a una sottana. Purtroppo per lui, non è buon materiale per i meme.
Jon Snow: Lui non sa nulla all’inizio, continua a non sapere nulla e nel momento in cui sembra che abbia capito qualcosa lo ammazzano. In amore ha la fortuna di suo padre (il suo vero padre).
Catelyn Stark: Ho tirato un sospiro di sollievo quando è morta. Poi però è tornata in vita. Mi ha resa triste. Ha passato la vita a credersi cornuta quando in realtà il povero Ned non ha mai fatto nulla di male.
Sansa Stark: Impossibile apprezzare Sansa se si ha letto solo il libro. Non è altro che una bambolina sballottata a destra e a sinistra da sua madre prima e da Ditocorto poi, senza un briciolo di forza di volontà. Per sua fortuna, nel libro non sposa Ramsay Bolton.
Arya Stark: Anche lei non fa una figura particolarmente brillante. Certo, ci mette un po’ più di intraprendenza della sorella, ma resta comunque una ragazzina che vaga per la storia cercando sempre qualcosa di diverso. Molte facce ma non altrettanti neuroni, potrebbero dire alcuni. Io dico che ha solo bisogno di crescere, a differenza degli altri il suo sviluppo nella serie tv non è del tutto campato per… aria.
Robert Baratheon: Il cinghiale gli è rimasto sullo stomaco. Letteralmente.
Joffrey Baratheon: Non era uomo da matrimonio. Ci ha provato a far decapitare il futuro suocero per evitare di ritrovarselo in casa tutte le domeniche, ma questo ha in qualche modo inficiato le nozze con Sansa. Strano. Quando poi finalmente si sposa il banchetto non gli va proprio giù.
Cersei Lannister: Lei è la controparte karmica di Ned Stark: senza di lei Westeros avrebbe avuto gran poco spazio per andare in malora così velocemente.
Jaime Lannister: Lui sembra un totale imbecille fino a che non iniziano i capitoli dal suo punto di vista. Da allora in poi si capisce che non è un totale imbecille, ma solo un imbecille succube della sorella. Se avete letto il libro sapete bene che non poteva fare altra fine che quella che ha fatto nella serie tv.
Tyrion Lannister: Essendo alto la metà compensa facendo il doppio di quello che fanno gli altri, infatti i suoi punti in cibo, prostitute e patricidio sono altissimi. Potevano chiamarlo Cassandra dato che non fa altro che dare buoni consigli che gli altri, puntualmente, ignorano.
Viserys Targaryen: Non si può dire che non sappia come ottenere ciò che desidera: la sua corona era proprio fatta su misura.
Daenerys Targaryen: Ecco cosa succede quando la babysitter si distrae e lascia i bambini a giocare da soli per troppo tempo.
Jorah Mormont: La babysitter.
Odi et Amo
Come avrete capito dalla recensione fino ad ora ho un’opinione abbastanza positiva, nel complesso, della storia. Perché è così.
A me le Cronache piacciono. Mi piacciono davvero. Non le paragono ad altri capisaldi della letteratura fantasy, ma questo non mi impedisce di apprezzarle. Quello che mi crea problemi è la palese mancanza di rispetto mostrata da questo elemento nei confronti dei suoi fan.
Sono la prima a sapere quanto sia difficile scrivere una storia. Ma sono anche la prima ad aver capito che garantire stabilità ai lettori, che siano solo tre o più di un milione, è la base di tutto.
No, lui non ci impiega tanto a scrivere. No, non ha il blocco dello scrittore. Lui si è palesemente stancato di scrivere questa storia (o è a corto di idee) e la tira per le lunghe pubblicando intanto altre storie.
Lo ha anche detto in alcune interviste.
Non so se arriverò mai a leggere la fine della storia, non so se vedrò mai il penultimo libro, e in tutta onestà questo pensiero mi irrita non poco.
Riusciranno i nostri eroi a vedere la fine di questa epopea? Riuscirà l’ormai settantenne Martin a smetterla di perdere tempo e lavorare seriamente alle sue opere? Ma soprattutto, riusciranno i Martell a capire che è meglio restare a casa loro, dove nessuno va a dargli fastidio, e campare tranquilli?
Spero che lo scopriremo. Lo spero davvero.
Con questo falso moto di speranza, vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo articolo. Questa volta torniamo a parlare di consigli di scrittura, i miei rant li teniamo per un’altra volta!
Molti Metalupi sono stati feriti nella scrittura di questo libro, ma non di questo articolo.
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